William Blake, Auspici d’innocenza

L’incipit della poesia, autografo, nel manoscritto Pickering (William Blake, Public domain, attraverso Wikimedia Commons)

Correva l’anno 2011 e l’amica Marina Allegro, chiedendomi se avessi sottomano una traduzione autorevole di Auguries of Innocence di William Blake, mi ha fatto appassionare a questa lunghissima poesia, arcinota per la quartina iniziale (To see a world…) o per il distico Some are born to sweet delight… ma praticamente sconosciuta per “il resto” (“resto” che è dunque di ben 126 versi dei 132 totali!). Lo prova anche la penuria di traduzioni: se perfino Ungaretti si è cimentato con l’incipit, l’unica traduzione di tutto il poema – almeno per quanto riscontrai in biblioteca quello stesso anno, mosso dal consiglio della traduttrice Daria Cavallini – è quella di Dario Villa nel volume della “Fenice” Guanda dedicato a Blake, a cura di Roberto Sanesi. Gli Auguries fanno infatti parte delle dieci poesie del cd. Pickering Manuscript, del 1807: esso prende il nome da un proprietario, B.M. Pickering, che lo acquisì nel 1866; e quello stesso anno fu pubblicato, oltre mezzo secolo dopo la composizione delle poesie, dagli studiosi datate 1800-1804.

Il colophon dell’edizione Guanda attesta che la traduzione è di Dario Villa (gli altri traduttori sono Roberto Sanesi e Giuseppe Conte). Foto mia, luglio 2011.

La piacevole stranezza delle circostanze, unita alla peculiarità del testo, mi ha spinto prima a leggerlo, poi a tentarne una mia traduzione. Già dalla prima stesura, il post è divenuto di gran lunga quello più visualizzato di tutto il mio blog, e lo è rimasto negli anni. Merito della rarità, addirittura della unicità in rete: chi cercava una traduzione, trovava solo la mia. A volte sono stato citato correttamente come traduttore, altre volte sono stato identificato come Sanesi o Villa (un onore per me, meno per loro), altre ancora niente credit, amen. Purtroppo per i miei lettori, però, la mia scarsa perizia mi fa sempre arrivare per gradi e tentativi a un livello decente, e così cambio soluzioni negli anni, con una certa regolarità: nel 2018, per esempio, una circostanza fortuita mi ha totalmente sovvertito l’incipit, come potrete leggere nelle note alla traduzione. Del resto, traduco in rete e non su carta proprio perché non considero le mie traduzioni quasi mai “chiuse”, ma sempre aperte a miglioramenti. L’unica soluzione che intendo mantenere nel tempo, per quanto possibile, è una struttura metricamente regolare e soprattutto rimata. Con quello che ciò implica, ossia la necessità, in molti casi, di tradire la fedeltà lessicale (come sanno bene traduttori “eumetrici” o lettori delle loro prove, tra le più famose delle quali la traduzione dei “fiori” di Baudelaire da parte di Gesualdo Bufalino).


Qualche accenno al poema, prima di iniziare. Marina, grande amante degli animali e della natura, era verosimilmente interessata alla poesia proprio per la spiccata componente animalista che la contraddistingue: al punto da giungere a una visione “karmica” per cui le sorti individuali e persino collettive risentono del comportamento che l’uomo riserva alle creature innocenti. Assieme a essa non manca la devozione religiosa (una religiosità poco liturgica) e l’amore per l’uomo semplice (lavoratore, contadino) e il bambino, in quanto – come gli animali – incapace di malizia. In pratica, denominatore comune dei versi è proprio l’innocenza, in tutte le sue accezioni (quella animale e umana, anche nel senso di fede), vista come una virtù da ricercare, perseguire, rispettare e difendere da malvagità e frode – pena la rovina e la dannazione. L’innocenza, per Blake, è lo stato originale, puro e “divino” dell’uomo prima della dolorosa “caduta” nell’esperienza (vedi anche i Songs of Innocence and Experience, oltretutto ben più presenti di Auguries nel nostro panorama editoriale). In questo senso, tale innocenza viene qui “divinata” nel regno animale e umano: traendo – come aùguri dalle viscere del mondo – auspici d’innocenza. Ma anche, quando non soprattutto, di innocenza rinnegata o perduta: per esempio quando l’umanità è crudele con animali e bambini; quando lo Stato si muove a guerra o l’individuo si consuma nel malcostume o avarizia; o ancora quando si portano avanti scetticismo e razionalismo. Ecco perché preferisco tradurre “auguries” con “auspici” e non con “presagi”: perché mi sembra più neutro, coerente con la descrizione poetica di una condizione non sempre o addirittura per nulla riscontrabile. Mentre “Presagi d’innocenza” (così viene tradotto Auguries usato per titolo di una raccolta di poesie di Patti Smith) farebbe pensare ottimisticamente a una condizione futura di certa o probabile realizzazione.


Per affermare la necessità di rimettere al centro l’innocenza “contro” razionalità ed esperienza, Blake ricorre (un bel po’ contraddittoriamente, se vogliamo, poiché le massime la fa proprio l’esperienza logico-deduttiva) a una serie di immagini, detti e massime. Una sequenza aforistica presentata senza stacchi, ma isolabile in episodi che vanno dal couplet all’ottava. Un mosaico “a tema” che mi sono permesso solo di “spaziare” in stanze tematiche, come ho creduto opportuno.
La traduzione di Auguries è, in generale, una sfida molto dura, e – credo – non ancora vinta, dato che i significati di alcune immagini non sono molto chiari neppure agli esegeti madrelingua (cfr. “Polar bar”, “Females bright”, etc.). Peraltro, l’ermetismo di alcuni passi è anche ciò che mantiene una poesia “fresca” (come, se non sbaglio, sosteneva Paul Valéry, talora ripreso su questo punto da altri poeti come Eugenio De Signoribus); e credo che Blake ne fosse intimamente convinto, al netto dell’orgoglio (di risposta) che traspare da questo esergo epistolare (a margine: la tesi della inscindibilità ermeneutica tra il Blake poeta e il Blake illustratore, potrebbe spiegarci il minor interesse, rispetto ai “Libri profetici”, per le poesie del Pickering, che non è illustrato):

L’inizio dell’apparato Sanesiano nella edizione Fabbri/Bompiani dei soli Libri Profetici

Da notare anche, per un’utile operazione di confronto, l’affinità degli Auguries con un’altra “sequenza aforistica”, benché in prosa: quella dei Proverbs of Hell, all’interno del Marriage of Heaven and Hell (1790). Altri rimandi interni ed esterni verranno indicati nelle note di traduzione.


AUGURIES OF INNOCENCE

Con la migrazione nel nuovo blog, ho approntato una revisione molto profonda e accompagnata da apparato. Vista la lunghezza del poema, lo presento questa volta in allegato PDF, per affiancare verso per verso originale e traduzione, in ottica di una migliore fruibilità. Vi prego inoltre, per la versione presente e per le nuove che eventualmente seguiranno, di non tenere più conto delle versioni precedenti (es. la cache del vecchio blog).

SCARICA IL PDF (versione 1.1 del 12 luglio 2023)