15 quartine da “Nei giorni per versi” di Anna Maria Curci

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Illustrazione del 1836 per “Il Circolo Pickwick” (Хэблот “Физ” Браун (H.K. “Phiz” Browne ), Public domain, attraverso Wikimedia Commons)

V
Al portatore d’acqua non si chiede
di narrare di sé e della sua fonte.
Sorda sete che s’avventa sul secchio
scansa polvere suole e passi stanchi.

VIII
Nell’interludio tra le glaciazioni
s’inorgoglisce l’uomo, si fa centro.
Pesce rosso nella boccia di vetro
è invece e a malapena se ne avvede.

XVIII
Se le frontiere diventano ponti,
scorre limpida l’acqua a dissetare,
la fionda e cerbottana sono un gioco,
David smette di imitare Golia.

XLV
Le lupe travestite da vestali
schiamazzano l’amore per la musa.
Opponi studio e pazienza, tu lisa
Palandrana da troppi rivoltata.

XLVII
Mettiti in guardia sempre dal sussiego,
da chi ti dice: sai, ne ho viste tante.
Tu guarda, leggi, passo dopo passo
non ti spaventi polvere né sete.

L
A fine luglio, nei giorni di pioggia
giocavamo a Monopoli o a Carriere.
Meteo e tempo ci erano propizi.
Mai più sarebbe stato come allora.

LII
Quando ti vieni a noia e il fustigare
è un lusso superato un passatempo
(la porta, raggelata fantasia)
neanche la rabbia resta a foraggiarti.

LV
Anch’io come in Arcadia vorrei stare
o come Biancaneve nel cartone,
ma ascolto le cicale intabarrata
nella zimarra opaca del garzone.

LVI
Appronti con fervore il fortilizio,
scavi fossati, piombi fenditure.
Mai più conoscerai l’amore immenso,
la gratuità sublime dell’idiota.

LIX
Non puoi vuotare il mare col secchiello,
neanche il tentativo può salvarti.
«Essi pensano ad altro» tu sussurri
nell’ora che vezzeggia l’incoscienza.

LXXII
Lo so che questo è il tempo dell’attesa,
ma sento sempre urlare la sirena.
Non è nel gorgo d’acque favolose,
è l’allarme perpetuo ed ignorato.

LXXIII
Per note voci inquadrate e ammansite
sento che furoreggia l’entusiasmo.
Cantavano una volta a gola piena.
Non è più il tempo del bastian contrario.

 CXLII
Quando ci desteremo da narcosi,
se mai ci desteremo, esito aperto,
sarà per sdilinquirci, suono e fumo,
in remote elegie rassicuranti.

CLVIII
Non fu nemmeno il piatto di lenticchie
la causa di abbandono dell’umano.
Mandibole sganciate sferraglianti
Ciancicavano il fumo dei proclami.

CLXX
Resistere ogni giorno, vita attiva
soccorre la memoria bersagliata.
In questa città aperta, piaga e porta,
si leva il canto di liberazione.


Composti tra il 2014 e il 2019 (a contatto perciò con l’uscita delle Nuove nomenclature, raccolte in volume con altre poesie da L’Arcolaio nel 2015), i versi di Anna Maria Curci freschi di stampa per Arcipelago Itaca sanno sempre partire dalla cifra dell’A., cioè la sapiente cura metrica e prosodica, per tenersi in equilibrio tra personale e collettivo. Potremmo pensare ai Distici (del disincanto o del doposcuola), presenti nel libro di un quadriennio fa, come incubatrice di stile e registro per questi 692 endecasillabi di Nei giorni per versi, raggruppati in 173 quartine. La prefazione di Patrizia Sardisco rileva, tra l’altro, sia la «vocazione etica dei versi» che la presenza di «diverse posture del privato» (nonostante la quartina V, qui trascritta in apertura). La stessa A., in nota, definisce la sua opera come «diario di cinque anni… di ricerca ed esistenza, di stupore e disappunto che si alternano e si affiancano nel guado, condizione permanente»; raffinato endecasillabo nascosto, questo che ho messo in corsivo, che incarna lo shifting continuo e irregolare dall’io al noi della poesia di Curci. Oltre al fatto che la sfida climatica potrebbe dare all’acqua del guado una connotazione ben altra che quella metaforica. In aggiunta, non mancano richiami letterari e vi è la capacità di operare anche sul pedale della chiarezza del testo, rendendo a seconda dei casi il proprio dettato evidente o più astratto (e quindi più invitante allo sforzo ermeneutico; fresco, direbbe Valéry). Il risultato è un’opera di cui è quasi impossibile operare una selezione; io stesso ho compiuto acrobazie per restare in una – spero tollerabile – anteprima di quindici quartine. La scelta che ho compiuto tocca, rispetto al familiare diffusamente presente in raccolta, le poesie in cui Anna Maria mi è sembrata più consapevole della cieca follia dei tempi, malinconica nel ricordo, caustica nell’osservazione della biosfera letteraria, per un attimo dolorante di sapienza (notare la parafrasi dell’eternal sunshine of the spotless mind in coda alla quartina LVI) ma sempre convinta dell’unica via maestra, quella della resilienza, dello studio, del lavoro culturale.

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Anna Maria CURCI, Nei giorni per versi, pref. P. Sardisco, Osimo AN: Arcipelago Itaca, 2019, pp. 105, EAN 9788899429751 (versione ebook: n/d)