Il lavoro di poeta: Liliana Ugolini (1934-2021)

Sono molto grato, per motivi che toccano anche corde qui non esprimibili, alla redazione del lit-blog Casamatta [edit 2024: purtroppo cessato] per aver pensato di omaggiare Liliana Ugolini a poco meno di due mesi dalla sua scomparsa.
L’iniziativa è passata, doverosamente direi, attraverso la regia/cura di Vincenzo Lauria che è stato, soprattutto negli ultimi anni, tra le persone più vicine a Liliana mediante il decennale e trifasico progetto Oltre Infinito. Nel raccogliere le testimonianze, Vincenzo ha avuto la bontà di chiedermi poche parole. Le riporto qui, non certo per autocelebrarmi, ma per corredarle dei link attraverso i quali chi non conoscesse Liliana potrà interfacciarsi su un livello superiore: acquistare i libri che ho citato, consultare il suo sito per le altre risorse… Insomma prendere conoscenza diretta col suo quarantennale lavoro di Poeta. E il grassetto non è casuale: voglio svelarvi che lei, almeno con me, esigeva l’affiancamento dei due sintagmi, contro ogni orientamento a romanticizzare il dilettantismo e la poesia come qualcosa di “residuale”, “secondario”. Questo dettaglio mi piaceva tantissimo. Anche se mi era chiaro come la sua (e la nostra, credo) fosse una battaglia contro i mulini a vento: quello, ovviamente, del sinàllagma tra lavoro (od opera) e corrispettivo-retribuzione. Nonché, alla radice, quello dell’avversione diffusa a considerare qualcosa di immateriale come vero lavoro. Quando scrivevo alcuni articoli o mini-biobibliografie su di lei e gliene anticipavo la lettura, c’erano cose che, con benevolente fermezza, mi imponeva di correggere: una era, appunto, quando per sbaglio scrivevo “attività poetica” o “produzione poetica”… lavorooo di poeta (qualcuno meno educato ci avrebbe messo una imprecazione, non era certo il suo caso)! Io correggevo volentieri, sognando un’utopia in cui Donna Liliana e lo scrivente scudiero potessero fermare a colpi di lancia quei dannati mulini e le loro pale furiosamente roteanti.

Ma ecco il ricordo per Casamatta, arricchito di qualche link:

Un’indiscutibile fortuna del mio esordio in poesia è stata quella di venire ammesso all’autorevole collana (Esuvia, diretta da Paolo Codazzi) in cui da quasi un decennio troneggiava Marionetteemiti. Ciò, nel 2008, mi ha dato il pretesto per salire con reverenza le scale di casa di Liliana… ed essere accolto come chi si conosce da una vita. Perché lei era così: naturalmente incline all’amicizia, all’ospitalità, allo scambio di vedute. Nel quadriennio seguente ho fatto spesso quel quarto d’ora a piedi da me a lei, e ho avuto modo di approfondire, parlare e scrivere del suo lavoro in uno dei suoi più felici periodi espressivi – quello in cui uscirono l’antologia Tuttoteatro, che mi fu accordato di poter presentare, e la Rilettura fantastica del teatrino, libro che per molti versi ritengo il suo vertice. Da Liliana, soprattutto, ho ricevuto molti consigli e “appreso sul campo” l’importanza e la malleabilità di Mito e Archetipo. Dal 2009 abbiamo cercato di fondere la nostra visione realizzando una plaquette “stereofonica”, Gli occhi di Prometeo. Cui però, incostante come sono, è subito seguìta una mia strambata a favore di un verso lunghissimo e lessicalmente pianeggiante. La mia scelta ci ha stilisticamente separati e per essa lei mi ha sempre predicato cautela. Inizialmente
invano; ma i suoi insegnamenti sono rimasti in sottofondo e mi hanno portato, nel lungo periodo, a essere più attento e consapevole. Mi accompagneranno ancora, inobliabili.

A queste poche righe, oltre a quant’altro tratteggiato sulla pagina da voci autorevolissime, aggiungo:
1) la voce Wikipedia;
2) Il sito personale molto dettagliato [Aggiornamento 2024: il sito è cessato a fine 2022 ed è parzialmente stato archiviato da Internet Archive, cui punta il link proposto al punto 2];
3) Il Fondo Liliana e Giovanna Ugolini, fatto di preziosi documenti e corrispondenze, preso in custodia dall’Archivio di Stato di Firenze (sito e recapiti) nell’ambito dell’Archivio “Alessandra Contini Bonacossi”;
4) Il Fondo “Archivio della voce dei Poeti”, lascito di Alessandra Borsetti Venier al Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi (sito e recapiti), che custodisce molte opere, alcune pressoché introvabili, di Liliana;

Ciò, oltre alle tante biblioteche in cui l’eredità in volume di “Lily” si perpetuerà, è un cospicuo “non omnis moriar” che spero possa andare oltre il tempo di chi l’ha conosciuta di persona.


Nella foto in testa all’articolo, che ho molto cara, scattataci da Giovanna Ugolini, apprezzata artista a sua volta, avevamo appena terminato l’ultima revisione del Prometeo presso la loro casa dei Ronchi, e a settembre (2009?), giunto al culmine della abbronzatura, già svelavo la mia possente indole di lavoratore e poeta (come no!). Sono stati bei giorni, Liliana; quasi irreali per la loro serenità, a pensarli oggi. Grazie.