Atteone (inedito)

Bottega di Andrea Schiavone, Diana e Atteone, (seconda metà XVI – prima metà XVII sec.), The Royal Collection (Royal Collection, Public domain, attraverso Wikimedia Commons)

ATTEONE

Il gran poeta ha scritto di «ciccione» 
intente a dare feste nel quartiere. 
Non c’era il bodyshaming – a dirla tutta, c’era
ma lo subivi e zitto, come una religione.

Poso il suo libro e – giuro – appari in foto
a bordo lago: Artemide in bikini
dopo parecchi anni, dolori e tramezzini. 
Non metto certo bocca né tastiera: sto immoto –

ma la bestia del tempo, che hai appena sguinzagliato
e tutti ci divora, ha i modi del segugio,
stavolta, e della volpe: s’è inventata il pulsante 

“allega una tua immagine” per scavare un pertugio
e portarmelo via dentro il pensiero pensante 
il tartufo, la statua del corpo rimembrato.


NOTE. Sonetto “irregolare” (per anticipare i “non è un sonetto”), con fronte ABAB CDDC (pour les rimes embrassées Baudelairiane; cfr., per es., Correspondances) e sirma EFG FGE. Ogni quartina è bipartita in endecasillabi e alessandrini, le terzine sono composte solo da questi ultimi.
Atteone, durante una battuta di caccia, si trova improvvisamente al cospetto della nudità di Artemide, che aveva pensato di rinfrescarsi con un bel bagno. Per mantenersi vergine anche allo sguardo dei viventi, la dea muta il giovane in cervo e lo fa sbranare dai suoi stessi cani. Ovviamente manipolo il mito col mio vissuto e, nonostante la mia storia non sia certo immune da corna, il dettaglio della metamorfosi in cervo m’interessa di meno, in favore invece di come lavora il “morso” del tempo.
La letteratura è zeppa di svolgimenti del mito di Atteone; tra tutti, ne segnalo uno classico dell’ultimo Seamus Heaney, testo pensato per accompagnare una mostra di Tiziano.
L’identità del poeta al primo v. la tengo per me, anche come sigillo di mia paternità della poesia 😉 se la scoprite m’inchino, però è difficile.