Rena Priest, Il registro

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IL REGISTRO
(The Index)

In principio era il buio,
poi un mucchio di altra roba – e tantissima gente.
Cose vennero dette e interpretate alla buona,

o magari non furono trasmesse con chiarezza.
A ogni modo – c’è sempre stato un registro.
Quella cosa dei miti – beati noi perché

erediteremo la terra; quella fu una promessa
fatta in un trattato, all’alba dei tempi.
Fu concordata nel buio primordiale

e attestata nel libro spirituale.
Così fu la natura dell’accordo:
il mondo, a quanto pare, sarà spinto oltre i suoi limiti.

Verrà “scoperto” un nuovo pianeta a 31 anni luce.
La cosmonautica progredirà in fretta,
rendendo fattibile il viaggio. Si scioglieranno le banchise.

Le cose si metteranno in modo orribile. L’unica, per andarsene,
sarà comprare un biglietto. Il suo prezzo verrà fissato
con esattezza su quanto si possa accumulare

abbandonando il pur minimo senso di umanità.
Il registro mostrerà come hai fatto fortuna:
se hai ucciso, trafficato, sfruttato i vulnerabili,

rubato, spossessato, avvelenato, mentito, truffato
o in ogni altro modo soppresso la tua natura umana, per arricchirti
abbastanza da permetterti un passaggio per la nuova terra;

anche se queste cose le han commesse i tuoi avi, e tu nulla hai fatto
per trarre profitto dai loro delitti, ma neppure espiato
restituendo la ricchezza ereditaria al bene comune,

ti sarà garantito il passaggio. Così fu concordato.
I miti resteranno, i potenti partiranno.
E tutto ricomincerà da capo.

I miti erediteranno la terra:
e che ce ne faremo, se non iniziare
a mettere da parte la nostra mansuetudine?

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Rena PRIEST, Nativa Americana Lhaq’temish (Lummi), vive a Bellingham, Washington. Ha pubblicato le raccolte Patriarchy Book (MoonPath Press, American Book Award 2018) e Sublime Subliminal (Floating Bridge Press, 2018).
English version (original poem) on poets.org – Copyright © 2020 by Rena Priest. All rights reserved.
Questa traduzione / this translation: Roberto R. Corsi – CC BY-NC-SA 4.0 IT

Nota a margine: questa poesia mi è cara perché svolge un tema, quello “anti-ascetico intramondano” della non-etica della ricchezza, che ho provato a svolgere anche io nella prima delle Tre satire. Il contesto escatologico-spaziale, invece, è al centro di un progetto che ho giocoforza dovuto posporre a pandemia terminata.